Ogni tanto ripesco libri per trarre luce, finita in qualche
cassetto. Da filosofa anarchica della scienza (Feyerabend e il suo Amore,
tradotto in libertà, mio indiscusso mito) ho sempre avuto un atteggiamento
ondivago verso gli scienziati.
Ne ammiro la costanza, la dedizione, l’intelligenza quando
la mettono al servizio degli altri. Kuhn con le sue “rivoluzioni scientifiche”
mostra però anche un modo di fare scienza, diverso dal mito. L’oggettivo,
questo sconosciuto: lo credo nel giornalismo, come nella vita, e la scienza è
vita.
Oggi cullo questo pensiero di Zichichi: “Il coraggio deve
essere illuminato, non cieco. Illuminato di luce divina e di luce terrena”. E
sottolinea: non può essere un caso che la Scienza sia nata da un atto di Fede. Il
riferimento è a Galilei, e alla sua convinzione che ci fosse la mano del
Creatore “negli oggetti volgari”. Nulla è volgare, sotto la luce.
Può assumere tanti volti e nomi, quella fede. Ma uno
scienziato che si alza la mattina e studia, ricerca, si industria, mi trasmette
una tenerezza e un orgoglio che non posso che vedere collegati a una forma di
fede. Questo il mio pensiero. Non oggettivamente.
Buona, non oggettiva giornata
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