Sui rami impettiti senza inutile orgoglio, o per terra con sfrontatezza tenera solo se c'è da raccattare qualche briciola. I passeri mi trasmettono una strana compassione, vale a dire mi sento un tutt'uno con loro e con i loro sforzi - mai gridati - di vivere in un mondo immenso e schiacciante.
Oggi sfoglio un testo di Jean-Marie Lustiger, "Dio apre la porta della fede". La riflessione sul salmo che riconduce al quesito stupito della persona: che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Mi spinge avanti verso il Vangelo, la consapevolezza offerta da Gesù che neanche il destino di un passero è in preda al caso cieco e senza amore.
Gli enigmi dell'esistenza, esplora questo spazio Lustiger. Io ascolto, provo a leggere e imparo poco. Ma mi dico: se io, che sono cattiva, provo compassione per i passeri, una strana pace si impossessa di me pensando al nostro destino. Qualcuno che si commuove, che non ci fa cadere invano e che gli stessi sentimenti condivide, forse sta sorridendo e il suo è un sorriso amorevole.
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