Auguri di inizio anno. Un mio amico mi racconta lo sconcerto, perché una persona che egli ha aiutato a crescere nel lavoro e a cavarsela in un mondo di lupi (lupacchiotti spelacchiati, traduce Arguta Paffuta), pensando che lui ormai è altrove affaccendato e quindi non più utile manco risponde ai suoi saluti.
Di più, lui ha comunque offerto una possibilità di continuare in terreni comuni, ma questa personcina che sembrava tanto tenera e fatata, non gli ha detto sì, e neanche no. Si è limitata a ignorarlo.
Eppure - si è sfogato lui - una risposta, anche negativa, sarebbe stata carina, se non educata.
Non è neanche deluso, perché troppo intelligente, e difficilmente ripone aspettative in noi umani. Ma stupito, sì, perché in fondo l'ingratitudine e la stupidità - spesso uniti, con il collante dell'aridità - sono sempre in grado di destare un pizzico di meraviglia, almeno.
Io provo a rassicurarlo: è fortunato. Meglio chi tace e pensa di aver scalato il monte (a te poi decidere se esserci o no quando scivolerà, perché scivolerà, gli ingrati e gli stupidi non vanno lontano), di chi da quella meta presunta è altrettanto irriconoscente e ti manda segnali falsi.
Non so se ci sono riuscita. So che io di questi fatti che toccano la vita di ciascuno di noi, sorrido perché l'unico aspetto per cui vanno considerati è che ti insegnano qualcosa nell'esistenza. A cercare di non essere come loro.
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