C'è quello nutrito ancora dalla stanchezza, quello che non comprende forma di agitazione alcuna. C'è quello dell'umanità frettolosa, pronta a risvegliarsi e ripartire appena recupera le forze. E quello che non si alimenta di nulla.
Assaporo queste due visioni delineate da Sansot, nel viaggio attraverso la lentezza. Riposarsi in fretta o in vista di un ulteriore compito, non è il riposo che cerco per ritrovarmi più umana. E' quel vivere anche se stesso, scoprirsi e a volte nemmeno quello: un'altra forma di vita, forse più sublime, che richiede un cammino lungo e intenso, mai sfibrante.
Come contemplare la luce, senza usarla per vedere altro, forse.
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