Mi ricordo la fitta al cuore. Perché accanto a me c'era un'amica, il cui padre era morto ad Auschwitz. Avrei fatto di tutto perché lei non le vedesse e piangesse, ma era troppo tardi. Allora ho pianto con lei.
E abbiamo denunciato, abbiamo fatto sentire le nostre voci. Abbiamo continuato la nostra battaglia.
Sappiamo chi sono i disgraziati. I pirla. I violenti. Sono quelli che hanno vergato quelle scritte.
Mai, in nessun istante, per nessun motivo ci è venuta la tentazione di dire: è colpa di quella città. Che non era la nostra. Ma importa qualcosa? Ogni città è la mia città se voglio amare il mondo.
Nessun commento:
Posta un commento