Il primo pranzo pasquale fuori casa, che diceva con garbo come fosse accaduto qualcosa, eppure tutto veniva addolcito.
Le cene con lui che per me era come un padre e mi fece scivolare un dollaro d'argento come pegno e un braccialetto di cuoio, preziosissimo. Quella volta in cui, a tavola, dovetti fare fatica a respingere un sogno tentatore.
E tutte le volte, che fossero momenti seri o gioiosi, c'eri tu ad accompagnare con lo sguardo o una parola. A scandire gusti e calcio, tra i calici di vino.
Adesso te ne vai a prendere il posto d'onore per domenica. Con i fiori e la tua sciarpa biancoblù. Caccia via le nostre paure e il magone, vogliamo ancora brindare con te.
Ciao, Aristide.
Nessun commento:
Posta un commento