L'umiltà non paga, si continua a ripetere, e a vedere. Assisto a cafonissimi, convinti di sapere tutto, che imperano. Saputelli che annoiano quando aprono bocca, anche perché si fiuta che poco o nulla sanno. Ma l'umiltà non paga, mentre loro riceveranno mille compensi.
Per questo se incontro un umile, cerco di mettere mano al portafoglio. Se qualcuno non alza mai la cresta, ma cerca di imparare e di eseguire scrupolosamente un lavoro, senza disperdersi in vane parole, sento come un imperativo dentro di me e lo devo aiutare. Ho fame di umiltà, anche perché mi aiuta a mettermi in discussione.
Qualche giorno fa una giovane collega ci ha passato un contatto per un articolo, e le abbiamo chiesto perché non lo scrivesse lei. Ha risposto che si trattava di argomento a lei ostico, per essere sinceri ha detto "non ci capisco niente". Ci siamo lasciati travolgere in più d'uno da entusiasmo nel dirle: ma allora devi farlo proprio tu, perché spiegherai ai tuoi lettori con parole chiare,prima dovrai sforzarti di comprenderlo tu e quindi saprai trasmettere meglio il messaggio.
Non c'è stato niente da fare, e mi spiace. Ma l'ho ammirata e ho pensato: quell'atteggiamento non pagherà, forse. E non pagherà il dare, dare di tanti altri, senza rompere mai le scatole come sanno fare i saputelli, innamorati di sé, dei potenti di turno e dei meccanismi, ma non dell'imparare.
Amen, quando incontro gli umili, cerco di aiutarli nel mio piccolo. Perché so che non lo farà quasi nessuno.
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