C'è il pozzangherone che mi viene da chiamare Tango 66, manco fosse un taxi. Si riforma con puntualità alle prime gocce, e i casi sono due.
Se passo in auto, attentissima a schivarlo, arriverà quasi sicuramente un genio del volante che piomberà alla mia sinistra, costringendomi a immediata deviazione. Ovviamente questa contempla un'immersione nelle fangose acque. Se sarò a piedi, è più facile stare alla larga. Nessun problema.
Cammino felice, sotto la pioggia, a distanza di sicurezza. Ammirerò i fiori deliziati da tanta acqua ritrovata e mi rammaricherò del canto pigro degli uccellini. No, non mi distraggo e non mi avvicino a te, Tango 66. C'è ul sciur Pierino che mi saluta, ricambio, ma intanto ti guardo, pozzangherone, perché mi sono persuasa che di nascosto ti sposti pure.
Finché arriva lui, chissà come si chiama questo reale taxi, che ti ambisce, si capisce dal lancio criminale. Sì, ti colpisce, come per affondarti.
Io vorrei comprendere com'è possibile che a distanza di sicurezza l'abbraccio tra - chiamiamolo così - Rombo 768 e Tango 66 riesce ad alzare un'onda che arriva fino a me.
Nessun commento:
Posta un commento