In me non c'è ironia, ma solo tristezza. Chi è tentato dalle immediate metafore, mi creda. Sto cercando suggerimenti davvero.
Ieri giornata di menta (un euro di copyright ai cari autori Marconi-Fratini) con il mio stadio e la mia città rapidamente bollati, fuggo in campagna a respirare.
Al ristorante noi abbiamo la consueta voce bassa, ma due tavoli più in là non è così. Allora capto questa conversazione. Non per essere politicamente corretta, ma perché così mi sento di fare, cambio i termini usati.
- non sopporto tutti questi con le inclinazioni sessuali diverse che vanno tanto di moda
- dai ma non sono tutti uguali, io ho un amico gay
- come no, dai. Un conto quelli di una volta, ad esempio Elton John passi
- ah be' sì, Elton John è diverso
- ma gli altri, che roba, che disgusto
C'è tutto. Il luogo comune, il classico amico (spesso immaginario, si cresce ma mai abbastanza), l'ironia involontaria (Elton è diverso...), il qualunquismo, la discriminazione (che risparmia solo il ricchi e famosi, in questo caso di una generazione fa). Ho chiesto al mio tavolo, cosa dovremmo fare, pur in una conversazione privata.
Alzare anche noi la voce e dire: ma sapete quanto siete pirla? Chiamare la polizia e far chiudere il ristorante, perché lì mangia gente che discrimina? O che altro?
Quando inizia la violenza, fisica o verbale? E quando e come uno ha il diritto, il dovere o entrambi di intervenire?
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