Busso al mio buon patrono, Francesco di Sales. La sua lettera a Filotea è ricca di spunti così santi, che a una poveraccia come me sfuggono via a raffica. Riesco a meditarli, qua e là, nel silenzio del giardino, o della camera quando va bene.
Oggi mi affido a un suo monito apparentemente umano. Dice, attenti: la cura e la diligenza per le nostre occupazioni non hanno nulla in comune con l'ansia, l'apprensione e la fretta eccessiva.
Ecco, patrono, mi hai già messo ko. Siccome però sono creatura sconsiderata e ardita, ti oso rispondere: eh, ma guarda in che razza di vita moderna ci hanno infilato.
Lui mi sistema subito, citando esseri che in fatto di occupazioni non sono secondi a nessuno. Ovvero gli angeli. E ricorda: hanno cura della nostra salvezza e la procurano con diligenza, ma senza ansia, apprensione e fretta.
Chino il capo e ascolto le parole successive: sii dunque accurata e diligente, in tutte le responsabilità che ti saranno affidate; se Dio te le ha affidate devi averne grande cura. Ma, se ti è possibile, non cadere nell'ansia.
Se ti è possibile. Garbato patrono, augurami tu buona giornata. Ne abbiamo bisogno.
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