Ci sono persone che mi agguantano in modo simpatico. Non mi importa cosa pensano, ma come lo pensano. La spontaneità e la visceralità con cui aderiscono a un'idea e cercano di calarla nella loro vita.
Quando ho cominciato a scrivere, stava nascendo la Lega. Per questo guardo spesso a ciò che le accade: mi fa impressione che la mia vita professionale e di adulta (per modo di dire, visto che sono bambina) coincida con lo stesso periodo di esistenza sua. Purtroppo difficilmente nei partiti ho visto donne che potevano guidare, più spesso in luoghi occulti (magari anche con strapotere) oppure usate. Anche nella Lega, se vogliamo. Ricordo donne usate, accantonate, a volte non valorizzate come potevano. E altre che emergevano senza strafare e senza un perché.
Oggi leggevo con affetto - per l'ennesima tribolata giornata - una donna che conosco da tanti anni. L'ho conosciuta all'inizio del mio cammino per tutt'altro motivo: ci dedicavamo nello stesso gruppo ai cagnolini randagi.
Questa donna che ama le sue idee, chi le ha espresse in tempi non sospetti, ci credi. Sorella Lega, mi viene da chiamarla. In questi giorni formulava un dispiacere sincero: ecco, vado dal panettiere, vado a fare quest'altra compera o commissione, e come mi guardano, come mi interrogano sul movimento in cui credevo. In cui credo, perché lei ci crede, fermamente, ancora.
So che ha cercato di dare le sue risposte. A me, tuttavia, colpisce che lei provi quella sensazione, quel disagio e quell'orgoglio. Mi colpisce che vada dal panettiere, guarda un po', e che gli parli.
Non alle supervacanze, o in luoghi senz'anima. Che sia tra la gente, che sia la gente. Sorella Lega, non so come andrà finire. Ma guarda che finché ci saranno persone come te, forse i partiti avranno un senso ancora. A patto che le facciano anche comandate.
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