Chissà perché è la sera che mi riporta le riflessioni sul tatto. Forse perché il buio frena la vista e i rumori si diradano, così esso può comandare.
Stasera non ho mosso le mani, ma ho disteso la parola e l'ho aperta come un lenzuolo. L'aria fresca è corsa ad accarezzarmi il volto, come a ricambiare o rubare il mio gesto verso i fiori di poche ore prima. Una goccia potrebbe sfiorarmi il dorso della mano o il ginocchio. Tutto il corpo canta e sa ascoltare, nella saggezza della notte.
Non c'è bisogno di parlare, il tatto è ogni frammento di me.
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