Quando vedo qualcuno abbacchiato perché si sparla di lui, mi viene in mente un'irresistibile frase della nonna.
Lei era un filosofa nata, forse merito anche della sfilza di libri letti da sua madre, donna fiera delle campagne. Non a caso aveva anche un nome impegnativo, frutto di quelle pagine, Argia.
E come la madre era forte e lucida, anche se ebbe una vita così diversa e provata fin da giovane per un cuore troppo fragile. La malattia però non ne rodeva l'orgoglio e non abbassava la testa, quando vedeva qualcosa che non le andava e quando incontrava l'arroganza, cattiva parente della fierezza.
Se qualcuno le riferiva che avevano parlato male di lei, le alzava le spalle e commentava: meglio di me che di un altro.
Perché se acquisti questa consapevolezza (che agli occhi degli altri sbagli pressoché sempre e ti giudicano in due secondi, qualsiasi cosa tu faccia), anche la forza ti viene. Così ti addossi volentieri questo peso, preservando un altro più fragile, al quale tutto quello sparlare procurerebbe veramente male.
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