C'è un palco piegato alla luna e io non ci voglio salire, preferisco stare ai suoi piedi. Pur vuoto, pare sprigionare una musica continua.
Non sono le voraci chitarre, né la mia fragile tastiera, eppure note invisibili si riversano da lì. Sfumate nell'argento, sciolte in un abbraccio, si spandono come un ruscello gonfiato dall'estate.
Invece sei solo tu, una pozzanghera violata da una macchina disattenta. E mi svegli, più per curiosità che altro. Un sogno a metà, indeciso se sfuggirmi.
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