Quando riuscii ad accaparrarmi i quattro album solisti dei Kiss, il mio preferito fu quello di Ace Frehley. Da una parte omaggio al chitarrista extraterrestre di cui, ragazzina, ignoravo le derive. Ma è davvero un album delizioso ed essenziale.
Ne fecero le spese anche i prof, perché si beccarono, in ordine, una tesina su una sua canzone e un tema a lui dedicato. Si era appena consumata la rottura con i Kiss e io scrissi un accorato componimento su chi volessi invitare al pranzo di Natale, povero. Indovinato?
Con gli anni l'adorazione ha preso una piega più accettabile, ma confermo che quel disco mi piace molto, come le sue cavalcate con la chitarra. Stasera risento Rip it out e non riesco nemmeno a scuoterla via come dichiarazione di vittimismo maschile. Perché Ace sa lamentarsi col sorriso.
Fallo a pezzi, questo mio cuore, guardami piangere. Lo volevi dall'inizio. So di non potermi più fidare di te. Andiamocene, senza salutarci. Fallo a pezzi, questo mio cuore.
Ma attenzione, Ace ride, e non è più vittima, perché bellamente sibila: spero che soffrirai. Oh, fuori la verità amico.
E auguri perché oggi è il tuo compleanno.
Rip it out, canzone per la notte.
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