La nostra telefonata periodica con la Grecia, io che chiudo gli occhi a immaginarmi come sta Atene. Non oso quasi mai chiedere gli amici, ma questa volta cito una notizia che qui gira e che mi ha ferita particolarmente.
Sento un sospiro. Sento tristi conferme. E poi c'è una frase che mi strazia, più di altre. Pazienza, noi abbiamo finito il tempo, voi ne avete davanti...
Sta parlando di una generazione, colui che mi ha un po' adottata, da quando mio padre non c'è più. Eppure mi sembra che quelle parole si estendano, mi travolgano, ci travolgano.
Come una bambina, gli rispondo: no, il tempo non è finito per nessuno. Sono contenta - che parola scema, mi mordo le labbra - di non avere davanti i suoi occhi buoni e pensosi, intinti nella malinconia di tanti sacrifici svaniti.
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