Mi preparo a un'altra giornata di giudizi sputati e non posso contrapporre niente, se non una preghiera.
Penso alla forza più cupa e fangosa della rete, per ritrarmi e cercare rifugio in compiti da sbrigare, uno scorcio di lago sulla via, una conversazione dal cuore che mi allontani dalle sentenze frettolose e a basso costo.
Forse riuscirò a pensare a quanto mi ha insegnato una persona ora travolta, a un momento in cui farcela era difficile e anche lui mi ha aiutato, nel suo piccolo.
Il fango inizia a scorrere e la rete è vorace, vuole spalmarlo senza remore. Finché arriva un tweet che dovrebbe mettermi più angoscia, perché parla di un'altra persona in difficoltà, una difficoltà diversa e subita.
Eppure avverto un calore buono, perché chiede una preghiera. E d'improvviso la rete appare qualcosa di differente e dolcissimo, come un fiume che vuole attraversare le vite e unirle, anche attraverso uno sguardo lassù. Penso alle richieste di preghiere - uniamoci e preghiamo - che colgo ad esempio quando leggo i bellissimi post di una rockstar come Michael Sweet, e come una sera anch'io ho chiesto di unire le forze così.
La vera forza della rete può essere questo stare insieme, condividendo, sostenendo e pregando (per chi vuole). Tra l'altro, così non si ha nemmeno tempo per giudicare.
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