Prima di uscire, teniamo un sogno da parte. Uno minuscolo o enorme, timido o pacchiano, quieto o scalciante: ne basta uno solo. Facciamo l'esperimento e gli diciamo: anche tu, ti prego, aspettami. Fino a quando potrò fermarmi e dire: ok, ora mi riposo, ascolto, vibro.
Durante la giornata, non possiamo lasciarlo troppo solo. Magari mandiamogli un pensiero, che di solito con i sogni litiga, ma quando è ben addestrato da noi si sa frenare. Un pensiero per raccomandargli di non scoraggiarsi, di non spegnersi, di attenderci con la pazienza che a noi talvolta manca...
Arriviamo, sogno. Ripetiamoglielo. Torniamo da te. E chissà che non riusciamo a trasformare in realtà qualche raggio della tua luce.
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