Spesso ho immaginato questo: rincorrere il male, senza volerlo afferrare, ma solo fargli sentire il fiato sul collo. E più ero piccola, più lo pensavo. L'avrei sfidato, anche se nemmeno mi guardava, ossessionato dalla propria potenza.
Follia peggiore di quella diagnosticata per averlo voluto svuotare, eppure mi piace ancora mettere a fuoco questa immagine. Il mare, rincorrerlo fino in fondo e oltre, finché sale in oceano e gioca con la sensazione di onnipotenza, ma prima o poi mare deve tornare, e cercare sbigottito da dove provenga.
In quel momento mi pare di toccarlo come un cucciolo impaurito e mi metto in testa ridendo che ho vinto la gara, mentre l'ho appena persa. Perché in quel momento egli ha trovato la sua umiltà e può ripartire con saggezza.
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