giovedì 9 aprile 2020

Il presente non è mai il futuro

Stasera studio filosofia. Lo faccio, lasciando il posto in prima fila a chi è più saggio, il micio.

Napoli milionaria. Non è finita la guerra e tanti fingono di sì, osano persino cantare. Un po' come noi quando pensiamo che un orologio farà scattare la sua lancetta dorata e saremo liberi di tornare al vuoto di prima.

Adda a passà a nuttata. 

C'era un mio amico veneto che detestava questa frase, si ribellava proprio. Ma un altro, napoletano, me l'ha spiegata stasera: «Significa che nonostante tutto finirà, perché il presente non è mai il futuro».

Ci penso e penso più vicino. Arrivo a lambire con lo sguardo il Duomo nel Giovedì Santo.
C’è qui una parola per voi, profeti in fuga dalla missione, profeti spaventati per l’ostinato desiderio di Dio di salvare la gente di Ninive, di salvare invece che punire, di salvare invece che distruggere.
A Milano ci assicurano questo: state scrivendo una storia della salvezza.

A Napoli mi dicono che il presente non è mai il futuro.

Nel mondo c'è una frase che scorre senza che la impariamo mai realmente, allora Napoli ci prova ancora a tradurre.

Chi primachi dopo, ognuno deve bussare alla porta dell'altro



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