Come una forsennata, con una foga più forte della febbre, ho raccolto ogni indizio su questo virus. Le contraddizioni e le competizioni degli esperti mi facevano vacillare, ma poi tornavo in cerca di certezze.
Poi mi sono arenata, esaurita, ribellata. Quindi ho perso alcune puntate scientifiche rilevanti.
Tuttavia, quando ieri ho trovato il test sulla conoscenza effettiva del coronavirus, pubblicato su The Guardian, ho avvertito l'impulso di mettermi alla prova. Dai che forse prendo un bel voto e posso stare (più) tranquilla.
Invece, mi sono fermata a metà: 7 su 14. Al giornale britannico sono dei signori e l'hanno definito un risultato eccellente. Ma ho fatto i conti banali: ne so a metà. Anzi, meno perché in un paio di domande ho barato, o meglio tirato a indovinare.
Il quesito più seccante, tuttavia, è un altro. Dove ho risposto con sicurezza capace di sfociare nell'arroganza: la risposta reale era diversa e per un motivo semplice. Nel frattempo, gli scienziati avevano tratto una più fresca conclusione.
Insomma, ne so a metà, e anche meno. E anche meno posso parlarne.
Nessun commento:
Posta un commento