La celebrazione di stasera mi sospinge indietro di qualche mese. Nel mirabile scorcio di fine anno, di cui non sapevo, non so individuare un senso, se non come un flusso di energia che mi lambisce e sembra fuggire.
Il primo dicembre, traversata solitaria ad Assisi, mille chilometri e un soffio. Pochi giorni dopo sono a Roma per la presentazione di un libro, intenso. Prima ci accompagnano alla basilica di San Pietro che si sta svuotando e ci appare così strana. Tra poco, Papà Francesco inaugurerà il presepe e a noi viene offerta la possibilità di arrivare fino all’altare senza folla, poi di visitare altri luoghi in profondità.
Mi sembrava così bella, nel suo vuoto, San Pietro. Anche la piazza si placava.
Il déjá vu ha stentato a presentarsi due settimane fa, quando il Papa ha pregato in piazza: era un’immagine così potente da stordire.
Ma stasera l’ho rivista, San Pietro, e mi sono ritrovata lí. Poche persone e un assaggio di vuoto, che non è assenza. Ha il sapore di libertà, persino quando sembri schiacciato da qualcosa più grande di te. Troppo.
E Qualcuno, più grande di te, infinitamente, si china su di te. E ti sussurra un senso, che forse un giorno persino capirai. O magari non ti importerà più.
Buona Pasqua
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