domenica 5 aprile 2020

La (ex) prima boccata d’aria fresca

Con uno sghignazzamento generale (così interpreto il vociare più vivace dei merli) cammino nella mia alba. Ieri per la prima volta ho dovuto rinunciare al sapore unico della prima boccata d’aria fresca.

Indossavo sempre la mascherina, tranne all’alba che è l’ora del distanziamento sociale per eccellenza. Al massimo vedevo la cagnolina che da sempre si strilla con la mia, quindi la lontananza è d’obbligo per non svegliare l’isolato (che parola sintomatica di questi tempi).

Oppure c’è il signore che fuma sul balcone e lui, non l’ho mai visto a distanza ravvicinata da quando si è trasferito lì. Lì, intendo nella casa e anche un po’ sul balcone, perché è il primo al quale ho augurato buon anno nella prima alba del 2020, tra sbuffi di sigaretta.

La prima boccata d’aria fresca è un test di vita straordinario, un bacio di libertà scambiato, e oggi mi pesa un po’ di più la rinuncia, perché mi sembra che la maschera abbia ancora il profumo di amuchina.

Pazienza, e voi merli sghignazzate pure a questi umani. Infatti uno viene da vicino a osservare, creatura minuscola e libera, due aggettivi che forse devono stare abbracciati.

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