Ci provo, a cacciar indietro un'aria troppo frizzante per i pensieri. Un foulard attorno al collo tradisce la paura di un brivido di troppo, ma intanto ho dimenticato la giacca nell'obbligata uscita pomeridiana.
In questi giorni ho buttato fuori scampoli di tristezza, foglie secche che si erano annidate non so come. Di solito, sto tanto attenta e le infilo nei cassetti, quelli chiusi a chiave.
Ma sì, mi è scappato: fa troppo freddo per me.
Ma poi parlo di primavera. Anzi, la vedo, scorgo persino il mio fiore anche se appare distante, e non posso accarezzarlo. Se chiudo gli occhi, ha una luce irresistibile e non troverò mai stoffa che possa eguagliarlo. Che dico, anche se li tengo aperti.
Perché la bellezza mi chiama, con una scia di profumi più forte di ogni mascherina e di ogni virus, anche dell'anima.
Poi parlo di primavera. E non smetto più.
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