In queste ore, 45 anni fa, brillava con discrezione la più incantevole storia d’amore. C’era una donna deliziosa, fasciata in un abito colore dei suoi occhi, con quel suo sguardo dolce e assennato. C’era un uomo che domava l’emozione con l’ironia, come faceva sempre, e come avrebbe fatto la sua birichina discendente.
Discrezione, fin dalla cornice, perché si sposavano fuori dalla loro città, in una cappella che avevano scoperto grazie a un’altra storia d’amore nella loro famiglia.
Serietà e commozione si alternavano, poi il sì finale, le firme e lui che usciva dalla chiesa sfogandosi con un gesto scherzoso intrappolato dalla macchina fotografica: oh, la cerimonia è finita.
Al pranzo c’erano tante persone care; anche se non c’ero, vedo don Angelo che posa le mani sulle spalle di lui, come fa, sempre, un buon pastore. Rivedo i loro genitori, quasi tutti, perché contemplo anche con sofferenza l’assenza di una mamma, che per la malattia già non può più uscire di casa. E’ nella sua campagna, con i suoi gatti che la consolano forte del pensiero che sua figlia sta per iniziare un cammino meraviglioso.
Vedo una cugina determinata, che dalla Valle riesce a trasportare tutti i familiari borbottanti e li fa sentire uniti con la sua risata travolgente.
Poi ci sono solo loro, in viaggio. Non li posso seguire. Arriverò dopo, e sarò la loro principessa. Ma se non si fossero amati, prima timidamente, e poi abbattendo le proprie paure, lasciando scorrere i propri sentimenti, io non sarei la loro bambina. E quindi, nulla sarei.
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