Dovevi conquistare il Polo Sud, capitano Scott, e piantare una fragile bandiera per primo. Non ci sei riuscito, c’è chi è stato più rapido di te per tante ragioni.
La tua vittoria è stata però immensa, e nessuno ha potuto eguagliarla. La vittoria tua, di Edgar Evans, di Lawrence Oates, di Edward Wilson e Henry Bowers è scritta nella storia di questa povera umanità, che a volte non muoverebbe un passo, mentre voi avete marciato soli nella tempesta dell’Antartide.
Sono trascorsi 100 anni, e noi compiamo grandi progressi, arriviamo a piantare innumerevoli bandierine. Che cos’è tutto ciò, di fronte a essere Uomini, come voi?
Non vi siete fermati mai, finché altro l’ha decretato. Non vi siete abbandonati l’un l’altro, anche perdendo di vista la salvezza. Avete lavorato, anche dopo la sconfitta ufficiale, nel nome della scienza e dell’umanità.
Quando vi trovarono, perennemente addormentati, otto mesi dopo, non poterono che scrivere i versi dell’Ulisse di Tennyson, per tentare di dare l’idea della vostra lotta coraggiosa: cercare, trovare, non cedere.
Siete tornati alla base, più di tanti di noi. E’ per questo che, un secolo dopo, io e tanti altri vi stiamo ancora seguendo.
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