Quando attraverso i vicoli più antichi, anche se rimessi a posto con moderno dubbio, mi perdo. Almeno un poco.
Cammino spedita, freno e inciampo, sulle mattonelle magiche. Un tempo erano così, eppure decisamente diverse. Mi fermo a osservare, come non faccio quasi mai. Uno scorcio di casa dalla finestra malandrina, o una pianta che cade assonnata sul balcone della corte.
Un momento di silenzio perduto e ritrovato. Soffoco di palazzoni, e mi perdo nel vicolo. In uno la neve ha resistito fino a dieci giorni fa e il santo - paziente - non si è nemmeno ribellato, anzi è rimasto a guardarla con interesse. Più gradevole la neve, di tante creature testarde.
Le mattonelle traballano o restano immobili, ti inducono a pensare e a cercarti. Nella mia città, come in ciascuna.
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