Se voglio distrarmi con lettere d'amore, mi spiace benpensanti, ma afferro quelle di un ragazzo testardo.
Uno che non si sa rassegnare alla partenza della sua anima e che è disposto a chiedere scusa, ma i suoi singhiozzi ondeggiano tra pentimento e accusa.
Non mi potrai mai dimenticare, dici?
Parla, di' al tuo amico, non dobbiamo più vivere insieme? Sii coraggioso, ascolta il tuo buon cuore.
La cantilena tra quelle righe... Torna, torna. Reviens. Dolce, affranta, minacciosa. Se non devo più rivederti, mi arruolerò. Poi legge la risposta e grida: hai torto, torto.
Finche scivola quella frase: ma ti amo, ti abbraccio e ci rivedremo.
Così il mio caro Arthur Rimbaud, a Paul Verlaine. Un mare che accoglie e sospinge lontano, tra versi, sogni e paure.
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